lunedì 29 novembre 2010

Risposta a Martina

Per capire questo post è consigliabile leggere i due precedenti...e domani rispondo a Chiara.


Ecco che succede quando le figlie hanno la password del blog!
Martina è entrata nel mio mondo e ha lasciato la sua letterina a Babbo Natale e Mamma Epifania…non ha ancora capito che io e suo papà non abbiamo nulla a che vedere con quei due ricconi sfondati dai mille giocattoli costosissimi!
E’ così spiegato l’arcano: costava troppo quella carrozzella super moderna, solo Babbo Natale poteva procurarla, non la portò e io dovetti rimediare con un passeggino meno costoso. E’ vero, si ruppe subito, ma non fu colpa mia se Gabriele bello bello ci si sedeva ripetutamente lasciandosi trasportare…..
Veniamo poi alla bambola: Baby Mia costava una cifra, per averla Mamma Befana aveva bisogno di fare un giro in più…purtroppo non venne, e ancora una volta cercai di rimediare per la felicità della mia piccina. Sì, la risata della bambola, molto bella nell’aspetto, a dire il vero era un tantino satanica (ce l’ho ancora nelle orecchie…ci vorrebbe il sonoro!), ma quale compagnetta possedeva un bambola che con il tempo cresceva? Sì sì, Martina lo sa benissimo che la sua bambola, dalle trecce bionde, un bel momento divenne grande. Come? Non è possibile!? Lo spiego subito: un giorno Martina venne da me disperata dicendo che la sua bambola aveva la voce grossa. Così mi fece sentire il solito tormentone “mamma, pappa, ah ah ah ah” che si era trasformato in un “moooommmoo, pooppooo, oh oh oh oh”. Come potevo deluderla spiegandole che la sua bambola non parlava veramente, che in realtà due batterie le davano la voce e che si erano ormai esaurite…così le dissi amorevolmente: “Martina mia, la tua bambola non è più piccina, è cresciuta e la sua voce è diventata più profonda” .Allora si convinse, ma poi ci ripensò su parecchie volte….
Veniamo ora al meraviglioso palazzo che le costruii con la scatola da chilo delle mezze penne Barilla (giusto per non fare pubblicità). Anche la mia mamma, con pazienza, ritagliava dalle scatole di zucchero porte e finestre. Io seguivo tutti i suoi movimenti e poi felice giocavo con quella meravigliosa casetta: la porta principale si apriva con ben due battenti e la bambolina si poteva affacciare ad un spaziosa finestra. E così, corsi e ricorsi storici, diventata anch'io mamma, mi cimentai come architetto. Una meraviglia! Con una scatola di spaghetti n 5 posta lateralmente feci anche l’ascensore che saliva e scendeva tirato da un cordicella, ma non era strepitosa!? E, in ogni caso, BigJym con i pantaloni a quadretti rossi e gilè grigio da me cuciti, lì dentro ci stava. Perchè l'ho vestito? Insomma Barbie non poteva stare con uno che girava sempre in mutande...un po' di classe, perdinci!....
I pattini…..beh, su quattro ruote non allineate è più facile stare in equilibrio, era una scelta che proteggeva la neo pattinatrice da fastidiose ingessature. Riguardo il rumore non ho nulla da dire, io non lo rammento, così come non ricordo perché non le comprai le scarpe con le lucine, forse mi pareva sciocco camminare con due alberi di Natale ai piedi….
Cara Martina, che siano tutte queste ingiustizie che t’hanno fatto uscire di senno?

1 commento:

  1. E' proprio una valle di lacrime quella di certi bambini (e non bambini) fra il natale e la befana.

    Vedi 14 gennaio 2010.

    Eravamo a Brusegana quando ancora credevo alla befana. Contraddizione in termini, avevo il senso critico di domandarmi perché altri bambini avevano ricevuto l'automobilina a pedali e io, invece…
    La risposta della mamma era una vera acrobazia: ogni bambino aveva una befana diversa, più o meno ricca. E noi avevamo la befana meno ricca!

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