domenica 3 agosto 2008

Il Vittoriale

Decidere di fare una gita è cosa comune, ma organizzarla con mio figlio, con l'esclusione di qualsiasi altra persona, per me è stato evento unico e straordinario.
Tutto è cominciato con l'acquisto, da parte di Gabriele, di un nuovo zaino, così, mentre me ne mostrava, convinto, le caratteristiche, spontaneo m'è nato il desiderio di un piccolo viaggio.
"Dai, andiamo?!"
Detto, fatto: s'è deciso per il Vittoriale.
Avevo già visitato la villa di D'Annunzio anni addietro, con Francesco, e sempre avevo fatto propaganda in famiglia perchè andassero a conoscere la stravaganza e l'originalità del grande vate. Così, sicura del successo, partiamo. Vaporetto, treno, ho anche sbagliato biglietto, quindi nuovamente treno, corriera, una bella salita a piedi e, finalmente...il Vittoriale degli Italiani, "io ho quel che ho donato", in realtà, il furbo, ha quel che s'è comprato a credito, ben sapendo che poi avrebbe lasciato tutto "agli Italiani".
Non credo ci siano parole abbastanza significative per descrivere una tale perla di bellezza a cominciare dal parco.
Subito, dà il benvenuto, al curioso turista, una cascata di buganvillea color fucsia, ouverture di una natura fresca, brillante, inebriante. I merli del muro perimetrale si affacciano sul lago azzurro come il cielo terso, " tutto è azzurro, come un'ebbrezza improvvisa, come un capo che si rovescia per ricevere un bacio profondo. Il lago è di una bellezza indicibile "...e poi alberi, aiuole fiorite, fontane dall'acqua argentina e cascate nel fresco bosco: "taci su le soglie del bosco non odo parole che dici umane, ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane".
All'ouverture seguono le note del I Atto, opera buffa, direi, originale e misteriosa: la villa.
Stanza dopo stanza, fra tappeti, tendaggi, cuscini, sete e soprammobili, domina il gusto per l'esotico, il rispetto per ogni religione, l'idea di un'entità superiore, che sovrasta. E colpisce la penombra voluta per difesa dalla luce o per nascondere, a se stesso e agli altri, la vecchiaia ormai giunta? Simboli ovunque: il letto di morte culla e bara, la tartaruga posta, a monito, a capo tavola perchè morta per indigestione, l'apollo effemminato, la soglia della porticina così bassa da far piegare il capo in segno di umiltà....e molti altri simboli ancora, da andare a vedere e rivedere mille e più volte.
Segue il II Atto: le note si diffondono lungo il viale che conduce alla "nave", sogno che punta diritto al lago, sempre in procinto di salpare per chissà quale grande impresa, ora che il brivido del volo, forse, è già stato dimenticato, ora che la morte è così vicina.
Il tempo scorre tiranno, bisogna rientrare, il caffè, la granita i souvenir...sì, è stata proprio una gita, una bella gita, dove ho potuto ammirare, assaporare, stupirmi con Gabriele, veramente buon compagno di viaggio.

1 commento:

  1. Mi hai fatto venir voglia di andarci... quasi quasi la poesia del lunedì la dedico al Vate

    RispondiElimina