martedì 2 novembre 2010

«Padre, se anche tu non fossi il mio»


Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia avea fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia,e tutta spaventata
tu vacillando l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
dal quel cattivo ch’era il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.

Camillo Sbarbaro

Conosco questa poesia da sempre, la dedico a papà perchè i suoi versi in qualche modo me lo ricordano: la sua passione per il giardino, la scala di legno, quando teneva in braccio i fratellini canticchiando all'orecchio:
"cuccurucù, u addu si tu, m'a dari a mangiari, m'a vestiri tu"

4 commenti:

  1. Versi genuini e affettuosi, belli da rivolgere al proprio papà.
    Ti abbraccio

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  2. iesci sempre a farmi commuovere: è vero la poesia, molto bella, non la conoscevo, fa ricordare papà.

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  3. Potrebbe interessarti il mio post del 21 giugno 2008 sulla Costituzione?

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