domenica 23 maggio 2010

W la fantasia





Ho lavorato con i miei bambini sulle storie fantastiche, ecco quanto prodotto da Giulia

Un sogno...una realtà

Liù quel giorno se ne stava nel suo stanzino a dormire, anzi a sognare un viaggio sulla terra.
Liù con quelle striminzite alette grigie e stellate non avrebbe mai potuto volare fin lì e a scuola non aveva mai imparato a raggiungere la Terra, si sarebbe sicuramente perso nel Cosmo...
Liù era proprio fatto come uno di quei mostri mollicci e gelatinosi che i bambini guardano alla TV. Era solo piccolo, piccolo e nero come il buio della notte più buia che ci sia mai stata. La usa casetta, uno stanzino, appunto, era ben lontana dalla Terra e proprio sulla Terra forse a qualche bimbo, non appassionato ai mostri grandi, Liù sarebbe piaciuto. Chissà se un giorno la sua padroncina Ombretta lo avrebbe aiutato ad affrontare il viaggio dei suoi sogni?!!
Liù aveva solo Ombretta come amica perché tutti gli altri disprezzavano i suoi buffi occhialetti tondi e i suoi occhioni languidi, povero Liù!
E proprio mentre nel suo sogno il mostriciattolo stava per atterrare sulla Terra vittorioso, dichiarando “Vengo in pace, umani….”, udì una voce:
-Liù!!!Guarda, aiuto!
Riconobbe subito la dolce voce della padroncina e le corse incontro.
La padroncina di Liù si chiamava, come già detto, Ombretta, era la ragazzina più bella di Ombrocittà e aveva molti corteggiatori. Le sue amiche erano un pochino invidiose per la sua bellezza, soprattutto per quelle guance paffutelle e per i capelli lisci e folti. Era anche bravissima a diventare invisibile schioccando le dita, un potere imparato a scuola dagli abitanti di quella città.
In quel momento, però, la piccola non stava diventando invisibile, ma impallidiva osservando terrorizzata oltre la finestra: sulla strada stazionavano enormi navicelle nere e grigie:
-Sono i Cacciatori del Nord- disse Ombretta- dobbiamo andarcene! Vogliono eliminare il nostro popolo!
I due raccolsero tutto ciò che fosse essenziale: coperte, torce, acqua, cibo, abiti e scarpe di ricambio, qualche giocattolo, oggetti di valore e soldi….e corsero via. Salirono sulla bici , Ombretta in sella, Liù, silenzioso, nel cestino e si addentrarono nei cupi boschi. Procedettero a zig zag fra gli alberi, tutto intorno a loro era pace, silenzio, odore di resina, aghi e terra bagnata, fino a quando comparve ai loro occhi una radura. Lì, sotto il sole, si sdraiarono beati quando…. ecco arrivare un ometto dalla lunga barba rossa e un grosso cilindro. I due lo salutarono e presto divennero amici. Ombretta e Liù gli raccontarono le disavventure in città e lui rispose:
-Forse posso aiutarvi, occorrerebbe, però, l’intervento degli umani, seguitemi!
E li condusse nei pressi d’un laghetto in uno spiazzo soleggiato. Fra l’erba stranamente curata e tagliata compariva un buco, probabilmente l’ingresso di una galleria, dove ci si poteva tranquillamente passare. L’ometto il cui nome era Mariopiccolo Rossodeimonti, spiegò che quel tunnel portava alla Terra, dove gli umani avrebbero potuto dare a loro qualche arma potente.
Così Liù riprese a fantasticare, mentre Ombretta irremovibile sul fatto che doveva salvare il suo popolo, nonostante Mariopiccolo le avesse detto che era un’impresa pericolosa, già si calava giù.
Dopo un’ora circa di cammino nella terra fortunatamente ben ossigenata da gallerie secondarie e resistenti, raggiunsero il luogo dove il tunnel era rivestito da pareti di ferro. Lunghi tubi arrugginiti con più di mille oblò sembravano moltiplicarsi ad ogni curva. Dagli oblò si osservava un immenso vuoto nero dove galleggiavano enormi rocce, alcune infuocate, altre no. Definire “spazio” quel posto era difficile, ma era altrettanto difficile staccare lo sguardo da quella visione strabiliante.
La galleria era meno attraente, ma come facesse a reggersi sul nulla era davvero stupefacente! Peccato che la noia avesse invaso quel tunnel intricato che sembrava non finire più, mai più!
Ad un tratto un pensiero sconvolse il cervello di Liù: “..e se arrivati sulla Terra gli umani non avessero saputo che armi dargli?
Ne discusse con la padroncina e arrivarono alla conclusione che i loro acerrimi nemici, abituati al gelo, odiavano il calore, quindi per sconfiggere i Cacciatori del Nord occorreva un’arma che producesse calore.
Quella discussione fece fare le valigie alla noia e scorrere veloci le lancette dell’orologio, oltretutto, presto le pareti di ferro divennero di terreno e i due uscirono alla luce. Sbucarono in un giardino dove un bimbo gironzolava annoiato. Sfruttando quel poco d’inglese, la principale lingua umana che le avevano insegnato, Ombretta spiegò al piccolo l’accaduto.
-Ce l’ho io la soluzione!- disse loro mostrando un phon e spiegando come funzionava -il mio papà li vende, questi. Vado in magazzino a prenderli.
Dopo alcuni minuti tornò con un sacco pieno di phon e li consegnò ad Ombretta e Liù.
I due salutarono e rientrarono nel buco. Corsero e corsero per tutto il tragitto, tornati a Ombrocittà consegnarono un phon ad ogni famiglia. All’ora prescelta tutti uscirono e spararono vento caldo ai Cacciatori del Nord che scapparono via a gambe levate!
Ombretta e Liù vissero insieme da eroi e naturalmente, come nelle storie che amo di più, felici e contenti per sempre!!!

Giulia (10 anni)

2 commenti:

  1. W la fantasia! Brava, come ho già detto, sia l'alunna che la maestra! Baci

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  2. ma i tuoi alunni sono tutti fantasiosi ed eccellenti come giulia?

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