Rose

Mi piace appoggiare i gomiti sul duro davanzale, mentre il mio sguardo può vagare fra le rose di maggio del giardino di casa. Purtroppo non è il mio giardino, altrimenti non sarebbe mai in disordine e io non me ne starei a guardarlo dal terrazzino, scenderei giù e lo curerei in ogni suo angolo. Non ci sarebbero sassi e sciocche aiuole segnate da un’erbetta sempre più incolta, ora fitta, ora rada, ora assente perché mangiata dal convolvolo o dal tarassaco che vuol fare da padrone. Non amo chi è prepotente, desidero che tutti siano allo stesso piano e allora…. erba ovunque, che nasca tutto ciò che vuole, dovrebbe essere il vento con i suoi semi a decidere se portare il trifoglio, la gramigna o il nobile tappeto inglese…Ecco fatto, poi io con la mia macchinetta taglierei quei bei fili verdi per tenerli tutti alla stessa altezza. Invece qui da noi ci sono i sassi inframezzati da ciuffi d’erba dispettosi che non ne vogliono sapere niente di essere sradicati, e fra i sassi le aiuole con queste meravigliose rose. Rose rosse, gialle, arancio, rosa…delicate nei colori e nei profumi, forti e spinose nei loro steli, nobili e svettanti nel loro portamento.
Rose, ricordo le rose di Brusegana, ricordo quando papà ci dava i petali per la processione del Corpus Domini. La processione passava: canti, preghiere, tappeti di rose a terra, alle finestre drappi bianchi o colorati e i copriletti “buoni” della mamma, quelli di raso azzurro e rosa.