sabato 19 dicembre 2009

Natale


Nei miei ricordi non possono certamente mancare i Natali passati, non quelli di Scooge tristi, di solitudine e abbandono (giusto per essere aggiornati sugli ultimi film), i Natali dei Cipolla, che rammento con molto piacere e immensa nostalgia.
Quando abitavamo a Brusegana eravamo tutti abbastanza piccoli o appena adolescenti per gustare il Natale in tutta la sua bellezza.
Innanzi tutto c'erano i grandi preparativi: la casa pulita a fondo, l'albero con la neve finta, che prudeva da impazzire e le delicatissime palline di vetro; i festoni attorcigliati alle bottiglie posate sul bordo delle due credenze; e poi, il presepe preparato con papà. Questo era un momento magico: si cominciava con le montagne realizzate con carta di pane sporcata col verde e marrone, ben accartocciata e sistemata su alcuni libri che facevano da sostegno, lo sgabelletto per la capanna, il muschio portato da Calalzo, il borotalco per la neve e poi le statuine tradizionali: il pastorello addormentato, la lavandaia, i giocatori di carte, i bevitori, i mestieranti, le pecorelle dalle proporzioni improponibili....e la Sacra Famiglia. C'erano poi delle candele, ogni anno sempre più consumate, che venivano sistemate qua e là con il loro sostegno a mollettina. Che atmosfera delicata! Di sera venivano accese e nel buio, con i volti attenti e illuminati noi recitavamo le preghiere accompagnate dalle mille promesse.
Non potevano mancare le letterine a Babbo Natale: berrò sempre il latte(...?...), mi pulirò le scarpe(Bebe), studierò con impegno(Jaja)e poi c'erano le piccole promesse di Antonio che, chissà, forse giurava di non far più arrabbiare la maestra, ed Enrichetta, "nica nica", che aspettava solo le coccole e le favole della buona notte. La mamma, nel frattempo si organizzava per preparare i cannoli o le cassatelle che avremmo mangiato il giorno di Natale.
Non mancava mai il famoso pacco regalo dalla Sicilia con i tipici dolci di mandorle e i cannilicchi. Da Custonaci arrivava sempre la cassata di ricotta: una bomba di squisitezza e calorie, ma allora non era un problema per nessuno di noi.
La notte di Natale, noi fratelli più grandi, andavamo a messa col....vestito nuovo! E come non posso dimenticare quel meraviglioso abitino in velluto marrone con il colletto bianco?!
Nella casa di Sarmeola eravamo ben più grandi e di sera giocavamo tutti riuniti attorno al grande tavolo della cucina a zecchinetta, a sette e mezzo, a tombola così potevano partecipare anche i più piccoli e poi gran partite a carte: briscola, scopa e canasta. Papà vinceva sempre, era imbattibile:
-Gioco per vincere! diceva ed era proprio così. La tragedia scoppiava quando si decideva di giocare a coppie: l'imbattibile mi sceglieva come compagna, aiuto! non dovevo sbagliare: era d'obbligo memorizzare le carte, sommare i punti, capire i segni, insomma, VINCERE! E io? Oddio che faccio? cercavo di stargli dietro fra i vari ammiccamenti di occhi, mignoli che tremavano, tic alle spalle...e contavo e pensavo alle briscole e mi confondevo con spade e bastoni e papà mi chiedeva "ma che fai?", ma che ne so io e poi....AAAAH vincevo, vincevamo, VINCEVA! ma come era possibile? Povero papà, faceva tutto lui: punti per sè e per me: quello sì era un gioco di squadra. La mamma intanto lavorava a maglia, ben accomodata nella sua poltrona e se ne stava lì, in silenzio per godere la sua bella famiglia che giocava, rideva, si divertiva!
-Lasciatemi stare, mi piace ascoltarvi e gurdarvi! Rispondeva così ai nostri inviti, finchè papà non la convinceva ad una partita di pinnacolo e allora, era uno spasso vederla afferrare tutte le carte a terra per le sue mille combinazioni, mentre papà le faceva il verso di chi arraffa a mano piena "aaaarf".

6 commenti:

  1. Sarà il mal di denti, sarà che sei brava a scrivere e a far rivivere mille momenti che in parte avevo sotterrato sotto cumuli di altri, ma mi hai fatto commuovere. Ciao

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  2. ...e anche io degna figlia mi asciugo una lacrima e ricordo, perchè anch'io ho assoporato quella magia: quelli si erano dei bei natali!

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  3. Io ricordo l'odore del muschio e quello delle candeline accese.
    A volte il muschio, magari vecchio dell'anno prima e secco, prendeva fuoco...
    E le ochette e le galline attorno al laghetto fatto sempre in maniera sperimentale: stagnola, una volta anche uno specchio.
    Non c'entra niente col Natale, ma i ricordi chiamano i ricordi: ricordo di quando papà faceva i lumini di carta per la processione del venerdì santo.
    Faceva uno scheletro essenziale di fil di ferro, gli incollava la carta oleata colorata, usando la coccoina (accipicchia non incollava mai - ricordo infiniti tentativi di aquiloni non riusciti solo per colpa della colla - ho molti punti in comune con ciarlibraun), poi dentro metteva una candela. L'operazione, piuttosto lunga e meticolosa, papà la ripeteva per tutti i lumini necessari allineati a riempire i davanzali delle finestre davanti, quelle lungo via Ciamician, lngo cui passava la processione.
    Quanti lumini prendevano fuoco?

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  4. Mi dispiace per il tuo mal di denti, ma non parlatemi di commozioni altrimenti io mi trasformo in una fontana!

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  5. Questa dei lumini fatti in casa (giusto per risparmiare e ingegnarsi, tipico di papà) non lo ricordo, però posso dirti quando faceva lui la colla con acqua e farina(?) a bollire. Com'era possibile? Forse avrei dovuto studiare meglio ...chimica?... proprietà del grano?...fisica? Ora vado ad informarmi.

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  6. Evvai! Mi sono commossa pure io... Insisto nel dire che dovresti scrivere un libro, leggerti è uno spasso. Io del nonno ricordo (e ne sono contenta) tante cose, ma quella che mi è venuta subito in mente è il momento della colazione: il procedimento - affascinantissimo - con cui si preparava lo yogurt e il suo odore, così particolare. Anch'io mi ricordo (è possibile?) lo specchio per il laghetto e ricordo anche le partite a carte. Buuuuuuuu!

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