mercoledì 30 dicembre 2009

La ricotta

Quando un pastore sardo ti regala una forma di ricotta calda fumante e ti dice "Mari, attenta, la ricotta di pecora appena fatta fa brutti scherzi!" ci devi credere, devi fidarti, devi soprattutto approfondire su questi "fantomatici" brutti scherzi.
Ma veniamo ai fatti.
La premessa parla chiaro: una mattina zu Zizzu si presenta con la ricotta come omaggio (nella campagna sarda usa presentarsi di tanto in tanto con un dono mangereccio: un secchio di pere, una cassetta di pesci, un po' di formaggelle...e quella mattina era il turno della ricotta). Subito, gola maledetta, l'assaggio: ah quale delicato sapore, quale dolce tepore fra le labbra, quale morbidezza e soffice piacere scende lento giù giù a far godere le mie papille gustative che , a questo punto, penso di avere anche lungo la faringe, l'esofago, fin nello stomaco!
Ecco perchè, pronta, arriva la raccomandazione del pastore.
Dunque, appagata per l'assaggio, metto il recipiente bucherellato in una terrina a sgocciolare e a raffreddare, prima di poterlo porre in frigo. A questo punto riprendo i miei lavori di "esperta" contadina. Dopo aver zappato, potato, vangato e quant'altro, sotto il sole cocente di piena estate a 40° all'ombra, decido di andarmi a dissetare.
Aaaah, cosa vedono le mie pupille: una candida ricotta che mi aspetta!
Aaah cosa sentono le mie narici: un dolce profumo di siero e latte il cui connubbio manda in estasi chiunque ne faccia esperienza!
Aaah cosa sentono le mie orecchie: un estasiante richiamo da risvegliare i sensi "vieni, assaggiami, assaporami, sono qui per te", ma io non sono legata all'olivastro come Ulisse all'albero maestro per non cadere nelle tentazioni delle sirene e...affondo il cucchiaino in quella morbida lecornia, che porto subito alla bocca, chiudo gli occhi, respiro profondamente, tutto il mio essere rimane immobile per non perdere nemmeno un attimo di quel profondo piacere.
Deliziosa!
Il problema sta nel fatto che quella mattina ho da lavorare molto e il sole si fa sempre più alto, la canicola sempre più cocente, la sete sempre più insopportabile e la ricotta è sempre là che mi aspetta, mi chiama, mi attira e, cucchiaino dopo cucchiaino, faccio fuori tutto il servizio.
Trascorro il pomeriggio ripensando a quanto buona sia stata la pasta con la ricotta di pecora e a quei cannoli che avrei riempito il giorno dopo e mi preparo per andare allo spettacolo di balli e canti sardi. Si cena presto, una sciarpetta se si alza il vento, macchina digitale per riprese e foto di rito: si va!
Galtellì, un grazioso paese della provincia di Nuoro, dista una decina di chilometri da casa, quindi arriviamo subito. Francesco mi accompagna felice perchè queste rappresentazioni gli piacciono quanto a me la ricotta. Ci sediamo in prima fila, proprio sotto il palco, posto d'onore! Giovani donne in costume cominciano ad organizzarsi con i loro bei cavalieri così galanti e protettivi nel ballo, bambini corrono qua e là, altri turisti preparano le loro fotocamere......"mmmmmmm.....ho un po' di mal di pancia, sarà quest'arietta fresca....mmmmmmmmmmmmmmmm.....mi fa sempre più male......che dolore......mmmmmmmm.....ma che cosa mi ha fatto così male? (e me lo chiedo, anche!)......mmmmmmm......potrei vomitare........che crampi....non respiro....qua vomito.....noooo, non è proprio vomito……stringo i denti, le budella mi si contorcono……andiamo via, prima che sia troppo tardi!"
FINE DEI BALLI!
FINE DEI CANTI SARDI!
Francesco mi accompagna preoccupato all'auto, mette in moto e parte a tutta birra. "10 chilometri-penso- non sono molti, arriviamo subito" Ma che subito, 10 chilometri sono eterni, il mal di pancia è ormai insopportabile, mi aggrappo alla cintura di sicurezza, stringo le chiappe e mi contorco sul sedile. Non ce la faccio più, ma per il mio senso di pudore impedisco a Francesco di fermarsi, penso di morire! A questo punto France sterza, entra in una stradina di campagna, ferma la macchina, scende, mi apre lo sportello (che galante) e mi invita a "liberarmi" lì, sì, proprio lì, non c’è posto migliore. Sono così stordita dal dolore che non riesco più a pensare, a guardarmi attorno.......aaaaah.......mi sento meglio, sono rinata, posso ritornare in auto.
TRAGEDIA!
Ma perchè Francesco si è fermato così vicino ad una casa con tanto di luci accese e persone che parlano godendosi la fresca arietta (e che arietta!?)? Mi infilo in macchina e via a casa prima che mi possano riconoscere.
Ora posso mettere a fuoco la raccomandazione del pastore: DIARREA ecco cosa sono i brutti scherzi della ricotta appena fatta! La notte passa insonne per il mal di pancia e vorrei tanto avere quella pastiglietta che così elegantemente pubblicizzano in TV. Anche lì c'è una lei con la diarrea e quella lei si rifugia dietro un cespuglio e quella lei ritorna in scena con un pallone: ma che aveva mangiato?

3 commenti:

  1. buhuahahahah! ...poverina... però è ben comica! XD

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  2. come ogni volta che me la racconti, ho riso di gusto ed ho ricordato il proverbio che sempre la mamma dice: "cu è liccu, s'arde!" Baci

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  3. Mi ricordo che a Custonaci, che è in Sicilia, di tanto in tanto qualche conoscente di papà, in segno di rispetto ed amicizia, ci faceva dono di quella buona uva dai chicchi sugosi e grossi e freschi. Nella calura delle giornate estive, all'ombra degli eucalipti, seduti sulla panca di pietra che era stata la soglia di una porta, si varcava il passo di un piccolo piacere gustando qualche acino di quella delizia. Qualche? Ecco mi ricordo un tragitto Erice-Custonaci, che sono più di dieci chilometri, precipitosamente percorso con quel bolide che era la nostra Fiat 850 grigio topo, io pieno di apprensione e partecipe del dramma personale della medesima che, a chiappe strette, incorreva nel medesimo problema causa industriale quantità d'uva.

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