25 agosto 2009 A Martina

"Potrebbe oggi dì partorire
-disse pensoso il gran dottore-
che 'l supplizio ha da finire"
-e battea la campana le dodic'ore.
"No- rispondea disperata-
alla mamma ho da dimandare
e passerà anche questa giornata
prima che io debba me sgravare"
Fu così che mamma mia,
spinta da materno sentimento,
si avanzò lungo la via
che portava al di me appartamento.
"Chi bussa alla porta a queste ore?"
"Son la mamma oh mia Marina
-e battea la campana le sedic'ore-
t'ho portato la bianca camicina"
Che sollievo, che stupore!
Felici andammo a passeggiare,
e ben venga il gran dolore,
lungo i murazzi a visitare il mare.
Tuoni, fulmini e saette,
lesta, rincasai correndo
-e battea la campana di già le sette-
il pancione ballonzolante sostenendo.
La TV quel dì ci proponeva
un'allegra commedia padovana,
or la doglia ahimè s'imponeva
e io mi sentiva sempre più strana,
e fra risate a crepapelle
battea la mezzanotte sotto le stelle.
Fu così che andai a partorire
ridendo che mai potea finire.
Sfinita per quella giornatina,
la notte mi passò indolore
e feci una bella dormitina,
cullata dal battito del tuo cuore.
Poi la spinta e il gran momento
-e la campana battea le otto ore-
danzava con me tutto il firmamento.
Così nascesti o tonda pallina,
tenera, rosea, paffutella,
parevi proprio una patatina
e tutti dicean "Come sei bella"