martedì 2 settembre 2008

Prove di coraggio

Erano gli anni '60 e io cantavo "Marina Marina". La signorina Tina era veramente buona con me, la ricordo con quella sua chioma riccia e nera, sempre affettuosa e allegra. Spesso mi chiamava per cantarle quella canzoncina che portava il mio nome e io, chissà, forse pensavo che mi appartenesse.
Le altre signorine erano terribilmente cattive e antipatiche, mi incutevano paura, mai, però, quanto le suore, sempre fredde e severe, in quei vestiti così lunghi, lontani dalla mia realtà. Ma quando qualcuno cade nel difetto dell'autoritarismo non può che correre il rischio di cadere, poi, nel tranello della vendetta....
Papà era stato risoluto (ragazzi miei, riusciva ad imporsi anche sulle teste fasciate!) "Marina deve stare sempre con la sorella maggiore, che nessuno pensi di farla dormire al piano di sopra con le piccolissime!" E così io potei dormire nella camerata delle piccole, separata dalle medie da una grande vetrata. oltre la quale si poteva ben vedere anche lo stanzone di Jaja. Quante volte, così, potei correre da lei di nascosto, e infilarmi sotto le sue coperte!
La sera ci sistemavano per dormire e poi una terribile gurdiana si posizionava, con la sua sedia, in corridoio, vicino alla nostra porta. Irrimediabilmente il sonno coglieva la poverina, probabilmente stanca per tutti i divieti e rimproveri, che con generosità aveva elargito alle piccole "pesti".
Ma noi non dormivamo, si parlottava, si ridacchiava, si sgattaiolava l'una nel letto dell'altra. Poi, forse per emulare le grandi che ne facevano di tutti i colori, cominciammo a pensare alla vera prova di coraggio. Beh, se Jaja riusciva in piena notte, in barba alle signorine, con la sua camicia bianca, a terrorizzare tutte, fingendosi un fantasma che danzava sul bordo delle vetrate con tanto di braccia sollevate e tremanti..., anche noi, nel pieno dei nostri quattro e sei anni, avremmo potuto beffare le assistenti e dar prova di coraggio.
Così, una sera, quando il capo della signorina di turno cadde e si sollevò più volte, fino a rimanere definitivamente piegato all'ingiù, col mento sul petto, una bimbetta (chissà poi chi era) ed io scivolammo piano piano giù dal letto. Gattonando uscimmo dalla camerata e passandole vicino ci ritrovammo in corridoio. Lo ricordo lungo, alto, appena illuminato e col pavimento di marmo lucido e freddo, lì tutto era freddo e terribilmente lucido. Zitte zitte arrivammo ad una scala e cominciammo a salire, poi un fruscio ci disturbò e a precipizio corremmo verso la camerata, ma, ahimè, come succede spesso quando incombe la paura, ci venne una gran voglia di ridere. Come trattenerci, ci tappavamo reciprocamente la bocca, cercavamo di non respirare fino quasi a scoppiare e, per rendere la cosa ancor più emozionante, ubriache delle nostre risate ben soffocate, decidemmo (anche!) di passare sotto la sedia della bella addormentata.
Lo facemmo! E poi tornammo fra le accoglienti coperte, molto, molto soddisfatte!!!

5 commenti:

  1. ...e pensare che non sei cambiata di molto... a parte il fatto che se provi ad infilarti sotto una sedia... ahahahah già rido!

    RispondiElimina
  2. come ha ragione Chiara, viene da ridere anche a me. Bei ricordi, anche se il periodo non è stato dei migliori. Una volta per provare il mio coraggio sono andata fino alle cucine due piani sotto: il mio, però, non era coraggio, volevo assolutamente contestare tutta la situazione e l'unico modo era di farne di tutti i colori.

    RispondiElimina
  3. io mi rendo conto di essere stata una bambina troooppo buona: quello che mi ordinavo facevo senza contestare (SE NON IN CUOR MIO)senza mai fare sfoggio di queste prove di coraggio per paura delle conseguenze, dei rimproveri, e di quello che avrebbero potuto pensare di me i miei genitori. La cosa grave che ancor oggi SONO COSì, SEMPRE RESPONSABILE, LIGIA AL DOVERE, MAI UNO SGARRRO... che noia! me lo dico da sola, ecco!
    P.S. mi piace leggere i tuoi racconti,ancor meglio sarebbe ascoltarli: ti ricorda qualcosa zietta?

    RispondiElimina
  4. Sono davvero stupito di come tu riesca a ricordarti cose così lontane. E pensare che sei la più piccola.
    Io ho meno ricordi, a quanto pare. Più che altro ho delle istantanee, tant'è che, in alcuni casi, può essere che io ricordi le fotografie delle situazioni, più che le situazioni stesse.
    Per esempio ricordo che venne a trovarci lo zio Nino, che era poliziotto a Torino e che mi fece un arco. Però so di aver visto la foto di me con l'arco, su al campetto.
    Al campetto c'erano i bottoni d'oro (i ranuncoli?) e i buchi per terra che erano le tane dei grilli. Bastava stare lì un po' e prima o poi sbucavano prima le antenne e poi tutto il grillo.
    Nel cortile c'erano le aiole di garofanini e la ghiaia, naturalmente. La ghiaia aveva delle particolarità: sapendo cosa cercare si potevano trovare sassolini che, strofinati vigorosamente, sprigionavano scintille! E le scintille si vedevano meglio sotto le coperte!
    Ricordo che papà mi portò il trenino elettrico, montato nel grande soggiorno. Il massimo del realismo era la sigaretta accesa infilata nel comignolo della locomotiva.
    Più scrivo, più mi vengono i ricordi a immagini istantanee.
    I punti della raccolta di Topolino incollati con il sapone (finita la colla? o mai avuta?)
    Rosaria che litigava con qualche suora.
    Un momento di gloria anch'io (che dovevo essere mite, a quanto pare): ho graffiato la maestra, non so più perché, sono finito fuori della classe e ospitato in una terza (io ero in seconda).
    Il resto in una seconda puntata.
    Ciao
    Alby

    RispondiElimina
  5. la foto merita un'altro commento: che bei tempi, comunque!

    RispondiElimina