giovedì 1 maggio 2008

voci dalla Palestina occupata

BoccheScucite

quindicinale di controinformazione

numero 55 - 15 aprile 2008

Spegniamo tutte le fiaccole!

Ad ogni piazza una protesta, per ogni città un'indignazione generale, in ogni paese la riprovazione e la presa di distanza ufficiale di autorità, istituzioni e masse. La fiaccola olimpica sembra proprio che fatichi a restare accesa di fronte al mondo, unito nel sostenere la sacrosanta aspirazione del Tibet alla libertà e all'indipendenza.
Quello che le prime pagine ci offrono in queste settimane potrebbe rappresentare un’encomiabile scelta dei media, finalmente impegnati nella difesa della giustizia, se non fosse per una fin troppo evidente ipocrisia:
Giù le mani dal Tibet è il coro che il mondo sta lanciando. Ma nessun coro si leva per la Cecenia, come nessuno dice giù le mani dalla terra dei baschi e tanto meno dalla Palestina.” L'osservazione è di Ury Avnery, che in un articolo apparso il 5 aprile, commenta così l’interesse e la partecipazione che i media e il mondo intero stanno riversando sul Tibet. “I media scagliano fulmini e saette sul Tibet. Con migliaia di editoriali e talk-show, lanciano maledizioni e invettive sulla diabolica Cina. Sembra che i tibetani siano l'unico popolo al mondo il cui diritto all'indipendenza è brutalmente negato con la forza, e che se il solo Beijng togliesse le sue mani sudice di sangue dai monaci, ogni cosa sarebbe a posto e sarebbe il miglior mondo possibile. Non c'è dubbio che i tibetani abbiano il diritto di possedere il loro paese, di difendere la loro cultura, di promuovere le loro istituzioni religiose impedendo a colonizzatori stranieri di sommergerli. Ma forse i kurdi in Turchia, Iraq, Iran e Siria non hanno gli stessi diritti? E gli abitanti del Sahara occidentale i cui territori sono occupati dal Marocco? E i baschi in Spagna? E i corsi della costa della Francia? E la lista è lunga...Perché i media mondiali adottano una sola di queste battaglie per l'indipendenza? Cosa rende più rosso il sangue di un tibetano piuttosto che quello di migliaia di africani del Congo?” Perché, si domanda questo coraggioso e lucido giornalista israeliano, a rischio di diventare impopolare in questo momento, perché i media e il mondo con loro discriminano ed enfatizzano tra le varie battaglie per l’indipendenza? Quali criteri ci sono sotto? “Secondo questi criteri -afferma Avnery- non c'è nessuno come i Tibetani. Essi corrispondono in pieno a tutte le condizioni ideali. Fiancheggiando le meravigliose terre dell'Himalaya essi sono in uno dei più affascinanti luoghi della terra. La loro religiosità è unica e da sempre attrae la curiosità e la simpatia del mondo. La sua pratica nonviolenta è elastica abbastanza da coprire le più turpi atrocità come il recente pogrom. Il suo leader in esilio, il Dalai Lama, è una figura che conquista tutti, come una rock-star per i media. Il regime cinese è odiato da tutti, dai capitalisti perchè è una dittatura comunista e dai comunisti perchè è diventato capitalista. E promuove un grossolano materialismo che è l'esatto contrario dei monaci buddisti che spendono il loro tempo nella preghiera e nella meditazione. Certamente la Cina è un potere emergente, i cui successi economici minacciano l'egemonia americana sul mondo. E gran parte delle difficoltà economiche degli Usa dipendono proprio dalla Cina. L'immenso impero americano sta sprofondando senza speranza nei debiti e la Cina potrebbe presto diventare il più grande sostegno. L'industria manifatturiera si sta muovendo verso la Cina acquistando milioni di posti di lavoro”. Ecco svelato il mistero. Ecco qualcuno che ci aiuta a leggere tra le righe della nostra carta stampata e a guardare i tg con occhi attenti e vigili. Senza certo dimenticare di essere compassionevoli. Ma proprio perché è necessario liberare le vittime, comprese quelle tibetane, dall’uso e dalla manipolazione esercitati su di loro dai potenti di turno, il nostro sguardo non deve chiudersi sulle vittime dimenticate. Soprattutto non dobbiamo stancarci di chiederci perché esse vengono poste tra parentesi, quando non murate vive: “Quanto ad una ipotetica gara di simpatia dei media mondiali, i palestinesi sono assai sfortunati. Stando agli standard più oggettivi, essi hanno diritto alla piena indipendenza esattamente come i tibetani. Abitano un territorio definito e sono una vera e propria “nazione". Esiste un chiaro confine tra loro e Israele. Una persona deve avere proprio una mente contorta per non riconoscere la realtà di questi fatti. Ma i palestinesi stanno soffrendo per troppi colpi del destino:

-il popolo che li opprime reclama per se stesso la corona di vittima.

-Il mondo intero simpatizza con Israele perchè gli ebrei sono stati le vittime del più orribile crimine dell'occidente.

-Ciò ha creato una strana circostanza: l'oppressore è più popolare della vittima

-Chiunque sostiene i palestinesi è automaticamente accusato di antisemitismo e negazione dell'olocausto.

-La grande maggioranza dei palestinesi è musulmana (a nessuno interessano i palestinesi cristiani).

-Da quando l'Islam è diventato la paura dell'occidente, la lotta dei palestinesi è diventata automaticamente una parte della minaccia del terrorismo internazionale.

-Dopo la morte di Arafat e dello sceicco Yassin, i palestinesi non hanno particolari leader, né in Fatah né in Hamas”.

Ebbene sì. Anche noi che abbiamo la pretesa delle bocche-scucite, non ci avevamo pensato. Ci veniva da dire ‘ed ora occupiamoci del Tibet’… e facciamo silenzio per un po’ sui profughi palestinesi e sulle ingiustizie subite da sessant’anni da tutto il loro popolo. E se le immagini colorate mescolate di sangue e tonache arancioni, se perfino all’ora di religione delle elementari i monaci tibetani vengono incollati sui quaderni dei bimbi in questi mesi, allora toccava loro. Un po’ di ribalta mediatica per tutti.

Appunto. Per tutti!

Avnery ha fatto capire a noi di Bocchescucite che invece, in questo caso, ma solo in questo caso, vogliamo e dobbiamo dire forte “ma anche…”-Conclude Avnery, e noi con lui: “Il mondo dei media sta versando tutte le sua lacrime per la gente del Tibet, la cui terra è stata espropriata dai coloni cinesi. E chi si interessa dei palestinesi, la cui terra è stata espropriata dai nostri coloni? Nella protesta generale del mondo per il Tibet, il portavoce israeliano paragona gli stessi israeliani -incredibile solo a sentirlo- ai poveri tibetani e non ai cattivi cinesi. E molti pensano che sia proprio così”.

2 commenti:

  1. Non c'entra assolutamente nulla, ma dovevo comunicarti una cosa e non sapevo come (detesto il telefono). Gli ultimi due post che ho scritto sono anche per te!

    Bacioni

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