sabato 1 marzo 2008

La fuga in Egitto
Rami Khouri, Internazionale 729, 31 gennaio 2008

Stavolta non è stato il mar Rosso ad aprirsi per permettere a un popolo ridotto in schiavitù e perseguitato di fuggire verso la salvezza. Ma a livello simbolico è stato qualcosa di molto simile.
I palestinesi hanno aperto una serie di varchi nel muro che Israele ha costruito per tenerli prigionieri a Gaza, e centinaia di migliaia di persone hanno attraversato la frontiera con l'Egitto. Sono andate soprattutto a comprare quelle semplici cose di uso quotidiano che da tempo non possono avere, a causa della politica di totale isolamento decisa da Israele per soffocare Gaza e i suoi abitanti. Le dimensioni e il simbolismo di quanto è avvenuto ci rivelano alcune semplici verità sul problema palestinese nel suo contesto storico, politico e geografico. E forse anche nel suo contesto morale, se pensiamo all'insensibile invito, lanciato dal segretario di stato americano Condoleezza Rice, a "pensare in modo creativo" per risolvere la situazione di Gaza.

Per un'ironia della sorte, in fondo neanche tanto sorprendente, 3.500 anni dopo la fuga per la libertà degli ebrei dall'Egitto attraverso il mar Rosso che si era miracolosamente aperto per loro, oggi centinaia di migliaia di palestinesi si ritrovano a fuggire dai discendenti di quegli ebrei, cioè lo stato di Israele. Uno stato che adesso svolge il ruolo tirannico del faraone nei confronti dei cittadini oppressi e disumanizzati di Gaza. L'inversione della geografia politica è straordinaria e tragica per tutte e due le parti. L'ulteriore ironia è che, in entrambi gli episodi della storia, sono stati i palestinesi nativi della regione a pagare il prezzo più alto. Nell'antichità gli ebrei in fuga dall'Egitto conquistarono la Palestina e vi si stabilirono, cacciando via i canaaniti e gli altri abitanti originari, che possono essere considerati gli antenati dei palestinesi come gli ebrei erano gli antenati degli israeliani di oggi.
In questi ultimi cinquant'anni, invece, Israele ha cercato di costringere gli stati arabi vicini ad assumersi una doppia responsabilità: accogliere i rifugiati palestinesi e reprimere il movimento nazionale di resistenza nato in seguito alla creazione di Israele, all'occupazione e al conseguente esilio dei palestinesi.
(...) Ma in tutto questo che c'entra la creatività? Pensa forse la Rice di fare una lezione di pittura ai bambini dell'asilo?
Perché non affrontare la situazione di Gaza in base a criteri più adulti e seri, come la legalità, la legittimità e l'umanità? L'invito americano a usare la "creatività" per risolvere il problema di Gaza è un'arma di distruzione di massa morale. Non farà che aggravare lo sdegno, la preoccupazione e il disgusto del resto del mondo verso la politica estera americana. L'invito di Rice alla creatività rappresenta un tentativo da quattro soldi di ignorare sia le conseguenze morali, politiche e giuridiche di decenni di violenze commesse dagli israeliani a Gaza, sia il rifiuto di Washington di accettare la realtà della vittoria elettorale di Hamas del 2006. L'invito alla "creatività" di Rice è un disperato tentativo di eludere la legge, la moralità, la decenza e il compromesso politico costruttivo. È un abominio morale che sminuisce tutti gli americani a nome dei quali è stato proposto. La soluzione non è la "creatività". È il rispetto reciproco, l'osservanza delle leggi e soprattutto il senso della giustizia.

9 commenti:

  1. Cara Marina, leggo con piacere e senza ironia che ti sei data alla politica estera, anzi alla politica estera americana,anzi alla politica estera del Paese considerato il "gendarme del mondo".-
    In nome della libertà e della democrazia da sempre gli USA hanno inteso esportare -anche con la forza- la democrazia nel mondo.-
    Sembrerebbe quasi che quel Paese sia l'unico depositario del bene del giusto e della libertà dimenticando le enormi contraddizioni interne che quel Paese vive.-
    Paradossalmente il venir meno delle due storiche grandi potenze contrapposte ha attenuato il pericolo di una guerra totale ma restano le guerre sparse nel mondo.-
    Tra le più terribili-ma non esistono guerre non terribili- viviamo- con attenzione altalenante- la guerra tra Istraele e Palestina che a mio avviso può trovare soluzione soltanto in ambito internazionale.-
    Soltanto rispettando le risoluzioni legittimamene e il più ampliamente assunte si può iniziare un lento cammino verso una necessaria convivenza tra popoli tanto tragicamente diversi e tanto profondamente divisi.-
    A complicare ulteriormente lo scenario -già complicato dalla risoluzione del 1948- ha contribuito la nascita di estremismi che nulla concedono alla necessaria trattativa e che radicalizzano scempi e stragi.-
    Ritengo che soltanto la ferma volontà di procedere comunque verso la pace possa portare Istraele e Palestina a rapporti di pacifica convivenza.-
    La ricerca della pace deve passare necessariamente attraverso gli organi internazionali e non deve essere distratta da interventi -a mio avviso sempre interessati - del gendarme del mondo.-
    Desidererei inoltre che la politica dei Partiti non si appropriasse di ogni opinione per fini quasi mai nobili ma per incrementare schieramenti e fazioni.-
    La vera ricerca della pace e della civile convivenza non è esclusiva di nessun partito .-
    E' soltanto una meravigliosa prerogativa degli uomini che credono nella ragione.-
    Mi auguro ed auguro a tutti pace e buona volontà

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  2. Mi è piaciuto il commento dell'annonimo.E' da leggere con attenzione e tanta buona volontà...
    Ciao dall'anonimo che non riesce a diventare ...conosciuto...così mi suggerisce mia moglie Jaia.-

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  3. Ciao anonimo!
    Io non mi do alla politica, soffro con chi soffre, qualunque sia la sua nazionalità, il suo credo, il ceto sociale.
    Talvolta, forse troppo spesso, considero l'uomo prepotente ed egoista, spinto nella vita dal desiderio di supremazia e arrivismo con nefande conseguenze quali i soprusi, le violenze, le vendette....la guerra.
    Non sono colpita solo dalla questione palestinese, le cose non vanno meglio in molti altri paesi del mondo dove si vive la miseria e il terrore.
    Domenica un sacerdote del Congo ci invitava a pregare per i cristiani del suo paese quotidianamente trucidati, perchè considerati traditori, bruciati e gettati nel fiume.
    Quante volte ci si domanda "...e l'America dove sta, perchè non interviene?"
    L'America interviene dove c'è convenienza, a favore di questo o di quello per un suo utile. Non credo nell'America, anzi, proprio non la sopporto, come non sopporto questo desiderio di imitarne usi e costumi, dal linguaggio ai questionari scolastici, dall'alimentazione alle feste delle streghe, compresi i "grandi fratelli" di turno che, sempre a imitazione di certi spettacoli americani, non sono altro che uno sbirciare in case altrui , tanto per non pensare ai fatti propri.
    Beh, ora che sono andata un tantino fuori tema, saluto con un arrivederci alla prossima.
    NB Anonimo, il tuo intervento mi è proprio piaciuto!

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  4. GENTILE COLLEGA..FORSE TI FARA' PIACERE LEGGERE LA NARRAZIONE
    DI AVVENTURE (RIGOROSAMENTE VERE) DI AMBIENTE SCOLASTICO.
    sONO RACCONTI BREVI IN CHIAVE UMORISTICA E SARO' LIETO SE
    RIUSCIRANNO A FARTI SORRIDERE.
    LI TROVI AL LINK http://asandabubia6.blogspot.com
    Una volta nel blog , troverai i link ad altri miei blog ,un poco
    più seri , ma ,spero,non meno interessanti.
    Se ti saranno piaciuti mi farai felice inviando gli indirizzi ai
    tuoi amici.
    Grazie e auguri per tutto ciò che desideri....
    un sorriso.

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  5. seppur in parte condivido il tuo modo di vedere la situazione Palestinese, mi chiedo se fra i tanti che sono usciti per comprare le cose quotidiane non ci fosse anche quel palestinese che ha ucciso tanti ragazzi nelle scuola rabbinica a Gerusalemme. La verità è che manca la Buona Volontà da ambedue le parti. Gerusalemme è il crocevia delle tre religioni monoteistiche più grandi, forse adoriamo lo stesso Dio, ma è anche l'unico Stato democratico filo occidentale dell'area mediorientale. Tutte e tre le religioni predicano l'amore per il prossimo, ma pochi intendono applicarlo: prevale il desiderio di supremazia, l'arrivismo, l'odio. Purtroppo credo che queste tre piaghe siano sempre più diffuse anche nel nostro modo, forse tutti gli uomini di Buona Volontà dovrebbero alzare la voce e farsi sentire.

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  6. ciao, voglio soltanto testare il mio account google e salutarvi tutti e comunicarvi la mia profonda tristezza per la rinuncia a candidarsi di Mastella.-
    Spero che ci si possa risollevare da cotanta sciagura.-
    Sciagura che si aggiunge alla ferale notizia che anche Selva non si candida.-
    Che disgrazia.....che profonda tristezza nel pensare.... che poteva accadere anche prima......-
    Ma purtroppo sempre i migliori ci lasciano.-
    Pensate a quanti ne restano in Parlamento....auguri
    bruno l'anonimo

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  7. Oggi 8-3-2008 è nato il più bel blog del globo terracqueo.- Incidi nella tua mente nome ed indirizzo.-

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  8. Direi che posso affermare con una certa sicurezza che mio padre non ci sta sempre con la capa.

    :) Avrò preso da lui?

    Molti baci

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  9. carissima zia che belle parole così sensate,autentiche e assolutamente condivisibili! Vorrei avere le idee più chiare leggere qualcosa di illuminanate sulla questione...consigli?
    baciotti e buon viaggio!

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