mercoledì 31 marzo 2010

Zia Titì

Troppo tenero per non pubblicare questo racconto in tutti i blog della nostra famiglia perchè in tanti possano leggerlo e assaporare la dolcezza dei tempi passati, dei buoni sentimenti.
Jaja ha i suoi ricordi con Pinuccia, io i miei: gran risate con una cugina sempre solare e allegra così come la sua mamma, la zia Maria e la zia Anna e lo zio Ernesto. In quei giorni di vacanza a Salemi si mangiava pane e risate a crepapelle. Un tenero ricordo va anche alla nonna Mariannina, che così poco ho potuto godere. Ma non posso mai dimenticare quel pomeriggio che indossò una camicia da notte per fare il prete e battezzare la bambola!

ZIA TITI'

Nelle vecchie foto color seppia cerco invano il volto della zia Titì.Ti ricordi zia Titi' quando insieme andavamo alla fiera del paese?
La fiera a Salemi c'era due volte all'anno: l'ultima domenica di Maggio e l'ultima domenica di Settembre. Allora non c'erano i supermercati e tutti, grandi e piccini, aspettavamo con ansia la fiera per comprare quello che normalmente non si trovava nei negozi di paese. I grandi compravano botti, scale, panieri, caraffe, bacinelle e tutto ciò che poteva servire anche per la campagna...e i piccoli potevano finalmente avere qualche giocattolo a buon mercato che li rendeva felici fino alla prossima fiera.
Tu mi compravi sempre qualcosa … non so … un ninnolo, una collanina, una bambolina … Conservo ancora, fra le cose più care,la collana con le perle di vetro gialle e blu, il borsellino ricamato con i corallini, i bambolottini di celluloide,la borsettina di paglia ….
Quanti ricordi e quanta nostalgia! Ero felice con te. Chiudo gli occhi e sento la dolce fragranza del tuo profumo in una bottiglietta blu; sempre lo stesso...”Contessa azzurra" mi pare si chiamasse.
E le nostre passeggiate “ romantiche “? Tutte le sere, all'imbrunire, lungo il coso di via Marsala? Ti preparavi con cura,col vestito di seta bianco e nero elegante in estate o, d'inverno, con il cappotto blu, i guanti e la borsetta, due gocce di profumo (anche a me , naturalmente !) e...via a passeggiare avanti e indietro, avanti e indietro e poi ...incrociavamo don Ciccio Fiorentino, il tuo spasimante discreto e fedele (non si é mai sposato, sai?) Lui con rispetto si toglieva il cappello facendo un inchino, tu, con un sorrisetto compiacente, rispondevi chinando appena la testa e ...via di nuovo avanti e indietro e l'inchino e il sorriso. Poi si faceva buio, si accendevano i lampioni, ma non ci si vedeva molto bene e allora, una volta, ti chiesi : "ma zia Titi,come fa lui a vedere che tu lo saluti con la testa, se non ci si vede?" e tu, dolcemente: "lo sa ...lo sa..." .
Don Ciccio era di famiglia borghese, impiegato "di concetto" alle Poste, ma non ti poteva sposare perché la nonna era rimasta vedova, i figli già tutti sistemati e tu, la più grande, dovevi occuparti di lei e poi credo avessero liquidato la faccenda dicendo che non era "alla tua altezza!" e questa io non la capivo proprio! Tu eri piccola, minuta, e lui...si ...era un po' tarchiato ma, senz'altro più alto di te e non era neanche male.
Non ricordo il suono della tua voce, forse perché parlavi poco e con tono pacato, non eri mai arrabbiata e ci volevamo un bene dell'anima.
Avevi uno scialletto blu, lungo e stretto e con polsini alle estremità. Era lavorato a maglia con la forcella e formava tanti morbidi volantini. Era la mia passione, lo mettevo in testa, puntato per un polsino e lo scialletto mi pendeva lungo le spalle e io me ne andavo in giro pavoneggiandomi orgogliosa della mia lunga chioma fluente .
Al pomeriggio, quando non c'era più nulla da fare, nella grande cucina ti sedevi accanto al focolare e sferruzzavi mentre io, dietro alla tua sedia, in piedi su uno sgabellino, ti pettinavo per delle ore ...ancora ho nelle mani la sensazione dei tuoi capelli corti, morbidi e un po' ricciuti .
Avevi un uccellino, un usignolo, nella sua gabbietta sul balcone in estate o, in cucina d'inverno e cantava sempre. A volte chiudevi i vetri della finestra e del balcone e aprivi la porticina della sua gabbietta e lui usciva e subito volava sulla tua spalla e vi rimaneva appollaiato per un bel po' mentre tu facevi i tuoi lavori.
Poi, un brutto giorno te ne andasti, in punta di piedi, dolcemente così come eri
sempre vissuta. L'uccellino non cantò più, si rifiutò di mangiare e due giorni dopo lo trovammo morto con il capino sotto l'ala.
Avevo sette anni.
Pinuccia

2 commenti:

  1. Hai fatto bene a pubblicarlo e, invece di protestare potresti farti raccontare dalla mamma un po' di suoi ricordi e scriverli. Baci

    RispondiElimina