venerdì 5 febbraio 2010

Antonio


Calalzo 1966 (Antonio, Enrichetta, io)

A me dispiace molto essermi sposata così presto (tutti diranno: "per forza col marito che ti ritrovi!"), invece no, sono dispiaciuta per aver perso di vista la crescita dei miei due fratellini...ini...si fa per dire, come età sono decisamente oltre gli anta (vediamo di non esagerare, intendo quaranta e non di più) e come altezza, mamma e papà allora avevano deciso di dare agli ultimi due il meglio di sè, per cui, vicino ad Antonio ed Enrichetta (rigorosamente in ordine cronologico) mi ritrovo nana e anche un po' palla. Fatto sta che ricordo bene la loro infanzia e pochissimo l'adolescenza, forse perchè troppo impegnata a correre dietro ai miei amori.
Ho perfettamente presente mia sorella Jaja quando cambiava Antonio: se lo profumava, poi lo sistemava nella carrozzella e lo portava a passeggio. Che sorella amorevole! Macchè, era tutto interesse: con la scusa della passeggiata i suoi orizzonti si allargavano e lei poteva allontanarsi oltre la piazzetta chissà per dove, chissà con chi. Una volta vennero da Torino i cugini: giornata memorabile! Come sempre Antonio fu preparato e portato a passeggio in carrozzella e, spingo io e spingi tu, fatto sta che con un colpo più deciso la carrozzella prese velocità, un po' come nel film "La corazzata Potëmkin" riveduto da Fantozzi, per andarsi a catapultare conto un'aiuola. Al momento non successe niente, tutto tranquillo, ma chi conosce l'Antonio d'oggi può spiegarsi molte cose....!
Diventato più grandicello Antonio giocava sotto casa, come tutti noi, con i suoi amichetti (no, Jaja se ne andava per i fatti suoi, sempre indisciplinata!). Alcuni erano proprio terribili e come gioco si trastullavano nei dispetti, nei morsi al naso e nei sequestri. Sì, proprio di sequestro si trattò quella volta. Non ricordo bene i particolari, so solo che un bel momento perdemmo di vista il piccolo Antonio, che per l'occasione era diventato un indiano prigioniero dei visi pallidi. Quanto lo chiamammo, lo cercammo in ogni dove, per trovarlo alla fine legato come un baccalà e, se non sbaglio, anche coperto con chissacchè. Poi vennero gli anni della scuola: in casa si parlava molto di lui e delle sue marachelle in classe... si divertiva il piccino, aveva il senso dell'umor, non condiviso però dalla sua maestra e questo lo capì anche il piccolo studente di forse sei anni quando fu pregato, più o meno cortesemente, di uscire dalla classe per quella sua inopportuna imitazione di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia quando compiaciuti emettevano uno strano cigolio con la voce, portando il braccio, con il gomito ad angolo retto, verso l'esterno (difficile questa descrizione!). Le altre scuole? Non so, secondo me non le ha fatte! Non riesco a ricordarlo in camera che studia, nè lo rivedo ansioso per una interrogazione o preoccupato per i colloqui con gli insegnanti....Genio o scolasticamente "sportivo"? Fatto sta che s'è laureato ed egregiamente anche. E ora? Ora è dall'altra parte della cattedra severo sì, coscienzioso anche, ma con una lunga chioma brizzolata, riccia e vaporosa, che insieme al pizzetto, gli danno una fascinosa aria da D'Artagnan. Chissà se intrattiene, magari qualche volta, i suoi alunni suonando la chitarra così bene come sa fare lui?!
Enrichetta? La prossima volta!

5 commenti:

  1. MA quanto sei brava... Me lo racconti ancora?

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  2. cominciamo dalla fotografia: semplicemente meravigliosa, vi ho rivisto con gli occhi e con la memoria! Passiamo ai miei allontanamenti: non era con Antonio, ma con Enrichetta, quando aveno 14 anni e seguenti. Antonio si è laureato con 110, più che egregiamente. Neppure io, per lo stesso motivo tuo, ho ricordi della loro adolescenza, ma ricordo la soddisfazione di Antonio quando è nata Valeria e lui, diversamente da Enrichetta, è potuto entrare in ospedale e quando poi, quindicenne, andava a prendere la nipotina all'asilo e la portava a casa sulla canna della bicicletta. Bei tempi!

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  3. Che bello, dove non ricordo io ci sono gli altri e pian piano si ricostruisce la nostra splendida storia. Comunque con Antonio o con Enrichetta, sempre a spasso te ne andavi!E come la mettiamo che io non ho tuoi ricordi di quando giocavamo giù? C'eri o non c'eri?

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  4. Ma perchè mi viene questo Anna Maria? Chi lo sa me lo spieghi, per piacere. Grazie!

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  5. È UN MISTERO: secondo me è il tuo avatar, infatti se ci clicco sopra mi dice:<>. Non ti ricordi di me perchè non giocavo con pentoline e bambole, ma mi piaceva correre per i campi, giocare agli indiani con i maschi... quindi in un modo o nell'altro tentavo di evadere dalla piazzetta di cui parli...!

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