Dopo l'8 settembre, nella confusione più totale, papà fu preso prigioniero e spedito nel campo di Biada Podlaska in Polonia. Non ha mai voluto parlare molto degli stenti, delle umiliazioni, del freddo patito, della fame. Ecco qualcosa sul cibo ce la raccontava soprattutto quando a tavola facevamo capricci davanti al piatto; solitamente ero proprio io la più difficile: non mi piaceva la verdura, non sopportavo il sapore della bistecca, odiavo la pasta con le fave secche (ma questa è un'altra storia!). Allora lui mi diceva "non ti farebbe male un po' di prigionia". La fame lì era la migliore amica dell'uomo: non lo lasciava mai; anche le briciole del pane avevano la loro fondamentale importanza, tanto da indurre i compagni di baracca a rispettare rigorosamente i turni fissati per affettare e distribuire la pagnotta. Solo chi avesse tagliato quel pane, avrebbe potuto mangiare le poche briciole, rimaste sul tavolo.
Pochi altri episodi ricordo, se magari i miei fratelli volessero aiutarmi, so ad esempio di un porta borraccia appeso al letto, ben in vista, contenente non la borraccia, ma una macchina fotografica che in nessun controllo fu scoperta; so di un orologio scambiato con.... pane o patate?
So per certo che il peso di papà, quando finalmente lasciò quel luogo terribile, aveva raggiunto i 35 Kg.
E so ancora che negli ultimi suoi anni, quando la ragione lo aveva abbandonato, lui, ogni tanto, cercava la pistola, quella di cui si era liberato prima di essere preso....
http://mariomenziani.memoro.org/it/Campo-di-concentramento-di-Biala-Podlaska_4348.html
La Storia è memoria in un urlo di sofferenza
Non conoscevo il nome del campo di concentramento. Ho visto che c'è un libro che raccoglie lettere e testimonianze dei soldati di quel campo. Credo che lo comprero'_
RispondiEliminaFrancesco lo aveva chiesto a papà e la sua memoria è di ferro!
EliminaPure mio nonno diceva che ci voleva un po' di prigionia perché pure lui l'aveva patita ed era tornato con il tifo.
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